STORICO CARNEVALE DI IVREA

STORICO CARNEVALE DI IVREA

Lo Storico Carnevale di Ivrea, manifestazione istituzionalizzata ufficialmente a partire dal 1808, si basa su antiche feste rionali, a cui si sono aggiunti, negli anni, elementi presi direttamente dalle vicende attraversate dagli abitanti della città, in un continuo legame fra quotidiano e tradizione.
Originario del XVI secolo, il carnevale eporediese veniva inizialmente gestito da diversi rioni, in competizione fra loro: ogni zona era identificata da una delle parrocchie San Maurizio, San Lorenzo, Sant’Ulderico, San Salvatore e San Grato. Le radici medievali si rifanno alle rivolte popolari e al tuchinaggio, ma sono fortissimi gli elementi derivanti dalla parentesi napoleonica.

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Lo Storico Carnevale di Ivrea viene ricordato per alcune figure centrali, caratterizzate da un abbigliamento e da un codice di comportamento particolari:

  • Gli Abbà: giovanissimi abitanti della città, posti scherzosamente a capo della milizia del Libero Comune. I bambini rappresentano i diversi rioni e, in occasione della chiusura della manifestazione, si occupano di incendiare gli “Scarli”, cioè lunghi pali di legno posizionati nelle piazze della città;
  • Il Generale, figura risalente all’800, rievoca l’autorità municipale e rappresenta simbolicamente la gestione della festa. Indossa una divisa tipicamente napoleonica ed è accompagnato da Stato Maggiore e Vivandiere, tutti vestiti con abiti rossi e blu;
  • La Mugnaia, deriva dalla leggenda legata alla figlia del mugnaio della città, Violetta, che, sposatasi con Toniotto, viene trascinata al Castellazzo per permettere al terribile Tiranno (storicamente Ranieri di Biandrate o il Marchese Guglielmo VII del Monferrato) di consumare lo Ius Primae Noctis. Violetta riesce nell’impresa di farlo ubriacare e, dopo avergli tagliato la testa, segna l’inizio delle rivolte popolari, alimentate soprattutto dalle ingiuste gabelle su pane e produzione alimentare.
    La Mugnaia, vestita di bianco per sottolinearne la purezza, viene anche definita “Vezzosa”, per la sua grazia e leggiadria, indossa un tricolore risorgimentale ed è sempre interpretata da una eporediese già sposata.
    Particolarmente importanti, per quanto riguarda questa figura, sono il momento della sfilata, durante la quale la Mugnaia lancia mimose e caramelle in grandi quantità, e il così detto “Abbruciamento degli Scarli” durante il quale Violetta tende una spada verso il falò di Piazza di Città, rimanendo con il braccio teso e sollevato fino alla completa distruzione del tricolore posto sullo scarlo;
  • Il Sostituto Gran Cancelliere, vestito di nero, accompagna la Mugnaia nella sfilata, tenendo sempre stretto il “Libro dei Verbali”, nel quale ogni avvenimento del carnevale viene fedelmente riportato ogni anno dal Decano dei notai della città.

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Il momento, forse, più noto ed atteso del carnevale è sicuramente la Battaglia delle Arance: la competizione si svolge nei pomeriggi di domenica, lunedì grasso e martedì grasso, coinvolgendo un numero altissimo di cittadini e turisti.
In questa occasione, a scontrarsi sono i lanciatori sui carri, che rappresentano la forza del Tiranno, e gli aranceri a piedi, cioè il popolo in rivolta: le prime squadre ufficialmente organizzate nacquero nel secondo dopoguerra, a partire dalle Picche (1947). Negli anni successivi vennero fondate Morte, Scorpioni d’Arduino, Tuchini, Scacchi, Pantere, Diavoli, Mercenari e Credendari, a presidiare le piazze.
Gli scambi avvengono nelle principali piazze della città, attentamente osservati da una commissione speciale che, a fine carnevale, assegna dei premi.
Durante il lancio, i turisti e tutti coloro che non vogliono essere coinvolti nella battaglia, devono indossare il tradizionale “Cappello Frigio” rosso, con la punta ripiegata in avanti: questo copricapo deriva direttamente dai Sanculotti parigini, cioè dai più radicali fra i partigiani della Rivoluzione Francese!

La chiusura dello Storico Carnevale di Ivrea si tiene con una suggestiva Marcia Funebre, durante la quale il Generale e lo Stato Maggiore, scesi da cavallo, percorrono a piedi le vie della città, fino alla Piazza Ottinetti. Qui, i pifferi suonano come commiato e ringraziamento un’ultima Marcia del Generale: la festa si chiude con il saluto “Arvedze a giobia ‘n bot”, cioè “Arrivederci all’una di giovedì”, riferendosi all’inizio del carnevale successivo.